E’ l’8 luglio, la scuola è andata ben avanti e ormai mancano gli ultimi ed importanti lavori di rifinitura. Il tetto è ben concluso. I muri solidi attendono solo d’essere rivestiti e dopo sarà il turno dei pavimenti. Tutto questo grazie al prezioso aiuto dei giovani della pediatria. Ci sarà allo stesso tempo la possibilità di costruire i banchi, le porte e le finestre per la scuola. Ci aspetta un buon lavoro, ma il coraggio è presente in questi giovani come ho sentito raccontare dai loro educatori di Kinta: “Non sono svogliati, hanno solo bisogno d’essere guidati e di capire come fare le cose.” Essi erano tutti ben sorpresi sapendo che c’era una scuola anche qui e che avrebbero lavorato per la costruzione d’una struttura scolastica. La voglia di cominciare a fare qualcosa era forte.
Infatti, dopo aver incominciato a spiegare loro i compiti, i formatori e responsabili: Mutombo, per la squadra della costruzione e Kovo, per la squadra dei falegnami, entrambi hanno dato ai giovani i primi lavori da fare mettendo in pratica subito quello che avevano mostrato loro. Era molto interessante vedere come i giovani potevano applicare direttamente, tutte le conoscenze acquisite in loco, mettendole in pratica e vedendo alla fine della giornata i primi risultati e i primi progressi ottenuti.
All’inizio, ho visto partire Josaphat, Pistis, Banicha, Bonnet, Oberli, Rodrigue e Danny per prendere l’acqua, perché la fonte era lontana dalla scuola e noi avevamo bisogno dell’acqua per fare la miscela di sabbia e di cemento. Un altro gruppo, composto da Junior, Aboubacar, Samuel e l’educatore Christian era occupato a riempire i sacchi di sabbia che venivano poi trasportati ai loro amici Pindi ed Etienne, che preparavano la miscela di sabbia con il cemento. Essi stessi con la carriola poi partivano per portare tutto questo a Héritier e Emmanuel, che avevano già capito di voler mettersi all’opera subito nelle costruzioni come muratori.
Essi hanno cominciato immediatamente a livellare, a tagliare installando la rete prima di rivestire per continuare con l’attività di rivestimento esterno ed interno della scuola, preparando alla fine il cemento da gettare per ben livellare i pavimenti delle classi. Quindi il primo gruppo numeroso, si occuperà, fino alla conclusione dell’esperienza, dei lavori della scuola. In seguito, il secondo piccolo gruppo, creato il giorno dopo l’inizio dei lavori alla scuola, apprenderanno la lavorazione del legno con il formatore locale della fattoria: Kovo. Questo gruppo s’occuperà fino alla fine di tutti i lavori di falegnameria. In questi giorni, dunque, Banicha, Samuel e Aboubacar hanno già incominciato ad imparare ad utilizzare le macchine capendo come accendere il generatore, come piallare, forare il legno e recuperare le assi di ferro per costruire le finestre. Noi sappiamo già che dovranno realizzare in totale 13 finestre, 5 porte e i banchi di scuola. Tutti questi lavori di costruzione e di falegnameria i giovani li faranno assieme agli operai che lavorano già in fattoria.
Tutti concentrati dopo l’inizio per aiutare a concludere i lavori per portare a compimento la scuola. E’ alla fine di luglio che si spera di realizzare la struttura. Una cosa, della quale posso assicurarvi, è che la motivazione e la capacità di questi giovani di lavorare bene ed in gruppo, ci aiuterà molto ad arrivare ad ottenere un buon risultato finale. A ragione di questo e dei momenti che stiamo vivendo tutti insieme alla fattoria, noi abbiamo nominato questo primo gruppo a Kinta con le seguenti parole: “BISO NIONSO TOZA ELONGO. (Noi siamo tutti assieme).” Questa sarà il nostro motto fino alla fine.
E’ il 13 luglio, è quasi una settimana che ci troviamo insieme qui a Kinta, nella vasta proprietà della fattoria della Pediatria. 14 giovani venuti da diverse case della Pediatria, un educatore Christian, Gauthier e io, 2 formatori d’esperienza Mutombo e Kovo, cresciuti essi stessi professionalmente qui in fattoria, che hanno incominciato a spiegare e trasmettere i segreti delle loro professioni e le tecniche utili nel campo delle costruzioni e della falegnameria. Noi siamo qui tutti insieme senza dimenticare tutti gli operai e tutte le maman che ci aiutano nei lavori e che ci preparano il cibo. Era la mia prima esperienza qui a Kinta con i giovani della Pediatria. Ero curiosa di sapere la ragione personale che li aveva spinti a venire qui e cosa allo stesso tempo si aspettavano da quest’esperienza. Ero veramente contenta di ascoltarli parlare e raccontare le loro motivazioni individuali. Sono rimasta al loro fianco per iniziare a conoscerli e per capire i loro ritmi di lavoro, di riposo e di pasto ascoltando i loro bisogni. Tutti dicevano che volevano semplicemente dare una mano dove potevano farlo applicandosi, perché erano qui per impegnarsi e per aiutare la Pediatria e per imparare un mestiere. Su questa direzione abbiamo incominciato a svolgere il programma di tutte le giornate. Dopo il primo giorno di conoscenza reciproca e di visita dei luoghi della fattoria e dei luoghi di lavoro, hanno incominciato subito ad impegnarsi forte, prima alla scuola costruendo e poi, presso il magazzino della fattoria, imparando l’arte della falegnameria, seguiti sempre dai loro formatori e dai loro educatori.
All’inizio, noi abbiamo composto due gruppi di lavoro seguendo le loro prime orientazioni e sapendo, all’inizio dalle loro proprie parole, che cosa volevano imparare. Noi abbiamo in questo modo costituito il gruppo dei muratori della scuola, formato da 10 giovani ed il gruppo dei falegnami, composto da 4 giovani che lavorano utilizzando anche le macchine elettriche della fattoria.
Seguendo i primi passi di tutte e due le squadre, ho ascoltato la soddisfazione dei loro responsabili sul campo: “Anche se vediamo che non sono abituati a lavorare in questi settori, si applicano senza timore. Noi li guideremo e li motiveremo bene secondo le loro capacità e volontà”.
Abbiamo curato qualche malato, anche gli sforzi, le prime fatiche ed il fatto di abituarsi ad un nuovo clima, qualche volta all’inizio possono creare delle difficoltà. Devo dire che sono riusciti, fino ad ora, ad affrontarli positivamente.
Noi possiamo constatare che si è creato un buon clima di collaborazione tra tutti gli organizzatori dell’esperienza e i giovani visto anche il programma quotidiano.
Davanti al fuoco venerdì e sabato sera mostrando loro con il pc, quello che avevano fatto durante quei giorni e anche la domenica durante la liturgia organizzata nella cappella aperta della fattoria, noi abbiamo parlato dell’importanza di “seminare bene e sulla buona terra per alla fine avere la soddisfazione di raccogliere, quello che abbiamo seminato all’inizio”.
Nelle riflessioni fatte e durante i lavori di gruppo lanciati, dopo la lettura e l’analisi della “Parabola del seminatore” noi abbiamo constatati che tutti i lavori portano a fare dei sacrifici, ma noi dobbiamo essere capaci di affrontarli guardando sempre quello che queste prove, ci permettono di realizzare nel e per il nostro avvenire. Incoraggiandolo a scrivere, qualche pensiero sulla loro prima settimana a Kinta, tutti hanno raccontato brevemente quello che hanno fatto e tramite loro, condivido con voi qui alcuni commenti:
“Io personalmente, mi sento molto orgoglioso d’essere qui, perché sto apprendendo molte cose, amo la calma che regna qui e quando ritornerò alla Pediatria, saprò per esempio come accendere il generatore, piallare il legno, forare le assi di legno”.
“Io, ho capito che voglio diventare un muratore, ho imparato a rivestire il muro di cemento, a livellare il pavimento e ho visto i miei amici mentre mi aiutavano a fare tutto questo mescolando cemento e sabbia, a riempire i sacchi di sabbia, a prendere l’acqua abbastanza lontano della scuola per riempire la cisterna e a disporre la rete sul muro prima di rivestirli di cemento”.
“E’ un’estate, un periodo di vacanza diversa dalle altre che ho fatto. Io ringrazio la pediatria perché io non sapevo come fare il rivestimento ma ora lo so”. “Noi siamo con degli adulti che ci seguono”.
“Dopo la liturgia di questa domenica, penso che sarò il chicco di grano che cade sulla buona terra e che darò frutto”.
Con queste parole, testimonianze dirette dell’esperienza dei nostri giovani qui, noi speriamo che questo buon clima potesse continuare ad accompagnarci finché alla fine di questo mese, credendo sempre che noi siamo tutti qui per sostenere e per condividere con questi giovani e pensando al loro bene e al futuro che si trova davanti a loro.