3 ottobre 2013. 368 persone muoiono a mezzo miglio dall’isola di Lampedusa. Il Parlamento Europeo risponde con la risoluzione 2013/2827, in cui “esprime profondo dolore e rammarico per la tragica perdita di vite umane al largo di Lampedusa; esorta l’Unione europea e gli Stati membri a impegnarsi maggiormente per scongiurare nuove tragedie di questo tipo”.
Ci abbiamo sperato tutti in quel ‘mai più’: é successa una tragedia, ne siamo testimoni, ora non succederà mai più.
Peccato che solo qualche giorno dopo la catastrofe ce n’è stata un’altra, e poi un’altra – la strage dei bambini. Le catastrofi continuano ad accadere, tutti i giorni, oltre 30.000* morti dopo i 360 morti di Lampedusa.
Affondano i barchini, i gommoni, i pescherecci. Affondano i migranti guadando i fiumi sulla rotta balcanica. Affondano nella fitta vegetazione dei boschi che attraversano stremati. Affonda l’umanità ogni volta che i migranti vengono respinti, riportati nei deserti e lasciati morire di sete e di fame.
Affonda sempre di più quell’Europa che quel giorno ha urlato mai più e che ora presidia i suoi confini-fortezza, incurante di tutti i morti di frontiera. Ma non affonda la solidarietà, le mani che aiutano, le voci che gridano e che si oppongono. Siamo tutti chiamati a prendere parte a questa responsabilità, in un’epoca in cui i valori fondamentali dell’ Europa sembrano vacillare e infrangersi contro i muri che vengono innalzati.
E oggi 3 ottobre la nostra responsabilità è quella del ricordo.
*Sono più di 30.000 i morti dal 2014 al 2024, secondo le stime di Missing Migrant Project, dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) e l’UNHCR.