Domenica 16 giugno 2024 inizia la celebrazione di Eid al-Adha, la “Festa del Sacrificio”, una delle due festività del calendario musulmano. Abbiamo preparato questo breve articolo per aiutare chi non conosce bene il mondo dell’Islam a capire meglio l’importanza di questi giorni di festa.
Il tempo e il calendario lunare
Partiamo dal calendario utilizzato dai musulmani per dividere il tempo. Il calendario islamico (Hijri) è un calendario lunare. Consiste in 12 mesi per un totale di 354 o 355 giorni. Un nuovo mese inizia quando viene avvistata una luna nuova. Seguendo questo calendario, che comunque in quasi tutti gli stati è affiancato da un calendario civile e universale, siamo nell’anno 1445. Per i musulmani l’anno zero è il 622, l’anno dell’Egira (=migrazione), cioè l’anno dell’esodo in cui Maometto lasciò la Mecca per recarsi a Medina.
Roberta Aluffi Beck-Peccoz (che insegna sistemi giuridici comparati, diritto islamico e diritto africano nella facoltà di Giurisprudenza di Torino) sostiene che:
<< L’islam sviluppa, fin dai suoi inizi, un sistema caratteristico di organizzazione dei tempi sociali: al centro è il calendario lunare, che scandisce il ciclico ritorno delle grandi feste e i periodi in cui i credenti, impegnati nel digiuno o nel pellegrinaggio, si riconoscono come comunità; il sole regola il tempo della quintuplice preghiera quotidiana, la cui pratica culmina nella partecipazione alla preghiera comunitaria del venerdì; l’era islamica prende inizio dal tempo dell’emigrazione di Muhammad da Mecca a Medina, atto fondativo della comunità dei fedeli. In un certo modo il tempo modella la comunità, distinguendola da ciò che la circonda e aumentandone la coesione. >>
Eid al-Fitr e Eid al-Adha
Sono due le grandi celebrazioni per i musulmani. Una è Eid al-Fitr, la celebrazione della fine del mese di Ramadan. Il Ramadan, che da molti è erroneamente usato come sinonimo di digiuno, denota infatti il nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano. Perché questo mese è così sacro e importante? Perché i musulmani credono che sia il mese nel quale Maometto ricevette la rivelazione del Corano. Tanti sono i rituali svolti in questo mese; uno tra questi è il digiuno (Sawm) dall’alba al tramonto, ma più in generale è un mese in cui ci si dedica alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina. Dal digiuno sono esentati i minorenni, i vecchi, i malati, le donne che allattano o in gravidanza. Anche chi è in viaggio e le donne durante il ciclo mestruale sono temporaneamente esentati. Eid al-Fitr è la grande festa con cui i musulmani celebrano la fine del digiuno.
Eid al-Adha invece cade il decimo giorno di Dhu Al Hijjah, il dodicesimo mese del calendario islamico. Dura dai 3 ai 4 giorni, e nel 2024 inizia la sera di domenica 16 giugno e termina giovedì 20.
Cosa si celebra?
Eid-Al-Adha celebra il sacrificio che Abramo era pronto a commettere per dimostrare la sua fedeltà a Dio, che lo ricompensò mandando un animale da sacrificare al posto di suo figlio Isacco.
Perché questo episodio è così centrale per i musulmani? Perché Islam significa letteralmente sottomissione a Dio. La prontezza di Abramo a sacrificare il proprio amato primogenito per fare il volere di Dio dimostra l’esempio virtuoso di un uomo pronto a sottomettersi, ma anche la misericordia di Dio che evita il sacrificio.
Sacrificio significa rinunciare a cose ambite, desiderate e amate come segno di sottomissione. Sottomissione implica umiltà e uguaglianza: ogni credente, ricco o povero, deve sottomettersi.
L’episodio del sacrificio di Isacco da parte di Abramo si trova anche nella Bibbia. Questo perché Abramo fu il primo dei patriarchi e capostipite del popolo ebreo, cristiano e di quello arabo. La sua è una figura condivisa da Cristianesimo, Ebraismo e Islam, le tre religioni dette appunto ‘abramitiche’.
La sottomissione di Abramo nel Corano
Questo episodio è riportato nel Corano nella Surah As-Saaffat 37:100–112.
102. Poi, quando raggiunse l’età per accompagnare [suo padre, questi] gli disse: «Figlio mio, mi sono visto in sogno, in procinto di immolarti. Dimmi cosa ne pensi». Rispose: «Padre mio, fai quel che ti è stato ordinato: se Allah vuole, sarò rassegnato»
103. Quando poi entrambi si sottomisero, e lo ebbe disteso con la fronte a terra,
104. Noi lo chiamammo: «O Abramo,
105. hai realizzato il sogno. Così Noi ricompensiamo quelli che fanno il bene.
106. Questa è davvero una prova evidente».
107. E lo riscattammo con un sacrificio generoso.
108. Perpetuammo il ricordo di lui nei posteri.
109. Pace su Abramo!
… e nella Bibbia.
Lo stesso episodio è contenuto anche nella Genesi 22:
22 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 2 Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». 3 Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. 4 Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. 5 Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». 6 Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt’e due insieme. 7 Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». 8 Abramo rispose: «Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutt’e due insieme; 9 così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. 10 Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. 11 Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 12 L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio». 13 Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. 14 Abramo chiamò quel luogo: «Il Signore provvede», perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore provvede». 15 Poi l’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16 e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, 17 io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. 18 Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
Come si celebra Eid al-Adha?
Innanzitutto partiamo da una considerazione importantissima. Sono circa due miliardi i musulmani nel mondo, e l’Islam (come le altre fedi religiose) non presenta un modo solo di essere seguito. Oltre le grandi divisioni in correnti (Sunnita, Shiita, Sufi…) è importante sottolineare che i contesti locali e la cultura influenzano moltissimo il modo di celebrare le feste e, più in generale, il modo in cui si seguono i precetti religiosi.
Si possono comunque individuare quali sono le parti fondamentali della celebrazione di Eid al-Adha.
La mattina di Eid i musulmani si recano in moschea, dove vengono recitate le tradizionali preghiere dedicate a questa giornata, che sono seguite dal sermone dell’Imam. Se le cinque preghiere giornaliere dell’Islam vengono pregate individualmente, è di particolare importanza che le preghiere di Eid vengano effettuate in congregazione.
Finita la preghiera, i fedeli si salutano e si abbracciano, prima di procedere al sacrificio di un animale.
Qurbān, o Uḍḥiyah, il sacrificio rituale (TW: macello)
Il sacrificio rituale consiste nell’immolare un animale per ricordare il mancato sacrificio di Isacco, sostituito appunto da un animale. La pratica di macellare personalmente un animale era diffusa anche nella nostra tradizione locale (si pensi alla Purcitade), ma gli standard igienici oggi prescrivono che il macello avvenga in condizioni sanitarie controllate, in ambienti dedicati e in accordanza ai principi di igiene.
Molti musulmani oggi acquistano la carne dell’animale sacrificato ritualmente rispettando i principi halal presso apposite macellerie. L’importante è che l’animale sia un agnello, un pecora, una capra, una mucca, un toro o un cammello. L’animale deve essere sano e non deve avere malformazioni.
L’animale sacrificato è diviso in tre parti. Una parte viene donata ai più bisognosi, una ai parenti, ai vicini e agli amici, una viene tenuta per la famiglia.
I festeggiamenti
In generale questo giorno si celebra rendendolo speciale. Perciò è importante indossare preferibilmente vestiti nuovi, comprati per l’occasione, o in alternativa i propri migliori abiti. E’ abitudine andare dal barbiere per regolarsi barba e capelli, e profumarsi abbondantemente. Molte donne indossano l’henne sulle mani. Ci sono numerose associazioni e ONG musulmane che donano vestiti nuovi a chi non se lo può permettere, per consentire a tutti i fedeli di rendere omaggio a questo giorno.
Una cosa che ci accomuna tutti è che il cibo non può mai mancare. Durante Eid si cucinano le prelibatezze del giorno della festa, in grandi quantità. E’ benvisto cucinare cibi speciali per rimarcare l’importanza dell’occasione che si festeggia, per sottolineare che non è un giorno qualsiasi.
E’ anche prassi comuni scambiarsi regali, soprattutto sono i più grandi a fare dei regali ai bambini e alle bambine. Durante i tre/quattro giorni di festa si visitano i propri parenti e amici, andando di casa in casa.
L’importanza sociale: famiglia e comunità
La celebrazione di Eid riflette la dimensione collettiva della cultura comunitaria musulmana. E’ evidente che cedere il sacrificio ai propri vicini, parenti e amici, frequentare le preghiere in moschea, visitare i propri familiari siano indicatori di come l’Islam metta al centro la socialità e i legami tra gli individui.
Una comunità che è sicuramente locale, ma che è allo stesso tempo universale, dato che milioni di persone di tutto il mondo, di tutte le culture e provenienze geografiche svolgono gli stessi riti, che segnano l’appartenenza alla umma, l’unione di tutti i fedeli musulmani.
I principi di uguaglianza e generosità
Sono cinque i pilastri dell’Islam: Shahada (la dichiarazione di fede), Salat (la preghiera cinque volte al giorno), Sawm (il digiuno durante il mese del Ramadan), Hajj (il pellegrinaggio alla Mecca da compiere almeno una volta nella vita), e Zakat (il donare parte della propria ricchezza a chi ne ha bisogno una volta all’anno). Il prendersi cura di chi ha bisogno, di chi non si trova in una situazione benestante, è parte integrante dell’ Islam. Questo si manifesta anche durante la celebrazione di Eid al-Adha, quando i credenti donano un terzo dell’animale sacrificato a coloro che non se lo possono permettere.
Molte moschee organizzano banchetti o donazioni che possono essere frequentate da tutti e tutte, soprattutto per chi è lontano dalla propria famiglia, o non ha i mezzi per celebrare la festa del sacrificio. Esistono molti siti che permettono di fare una donazione per poter consegnare il sacrificio anche in paesi lontani.
Buona Festa del Sacrificio!
Speriamo che questo articolo vi sia piaciuto. Se avete amici e amiche, colleghi e colleghe, vicini e vicine musulmane da domenica sera potete augurargli “Eid Mubarak”, che si traduce con buona festa!
Fonti
Roberta Aluffi Beck-Peccoz. Tempo, lavoro e culto nei paesi musulmani. Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli
Amar Ahmed. Consuming Eid al-Adha: constructing and expressing the Muslim identity.