Questa mattina sono iniziate le operazioni di sgombero del Silos di Trieste.
Il Silos, uno spazio informale occupato dalle persone in movimento provenienti dalla Rotta Balcanica in arrivo a Trieste, è diventato negli scorsi mesi l’unica struttura al coperto dove i richiedenti asilo fuori dall’accoglienza hanno potuto soggiornare.
Secondo la normativa italiana ed europea, un richiedente asilo in condizione di indigenza ha diritto ad avere accesso alle misure di accoglienza in spazi istituzionali, come i centri di accoglienza straordinaria (CAS) a gestione prefettizia.
Da più di un anno, a Trieste non c’è posto nel sistema ordinario di accoglienza. Il Silos, nascosto anche se a due passi dalla stazione dei treni, si è rivelato l’unico spazio in grado di offrire riparo a queste persone. Infatti, di circa un centinaio di ragazzi identificati questa mattina, 90 sono richiedenti asilo, e i 10 restanti hanno manifestato la volontà di chiedere protezione: non si tratta di persone in transito, ma di persone delle quali la prefettura di Trieste avrebbe dovuto occuparsi.
Nonostante fosse in condizioni di grande degrado, in questi mesi i volontari e le volontarie e gli attivisti e le attiviste che hanno presidiato il Silos hanno raccontato di uno spazio di forte autodeterminazione e di vitalità: nel Silos i migranti fuori accoglienza dormivano in piccole tende, si raccoglievano intorno a dei fuochi dove cucinavano e condividevano una zuppa calda, ricevevano e si scambiavano informazioni di tipo legale riguardo la propria condizione; nel Silos italiani e stranieri hanno festeggiato insieme la fine del Ramadan, con danze e bevande calde.
In queste ore la rete di attivis* e le associazioni del territorio hanno portato i propri corpi davanti al Silos per seguire le dinamiche dello sgombero, per testimoniare eventuali abusi o violazioni da parte delle forze dell’ordine, e per dare voce all’eventuale volontà di richiedere asilo delle persone sgomberate. Al momento la prima fase dello sgombero si è conclusa in maniera pacifica.
… e dopo lo sgombero?
ICS, nel comunicato stampa del 19 giugno, dichiara:
<<Fortemente incerto resta dunque il futuro di tutte le persone, compresi famiglie e situazioni vulnerabili, che chiederanno asilo e protezione nei prossimi mesi essendo molto concreta la possibilità che esse siano di nuovo costrette a vivere in strada in condizioni di assoluto pericolo e finiscano per necessità a dover occupare altri spazi abbandonati.>>
La Prefettura di Trieste ha pianificato di ricollocare i richiedenti asilo in strutture di prima accoglienza (Casa Malala, Campo Sacro e prefabbricati messi a disposizione dall’UNHCR), ma dato il numero degli arrivi nella stagione estiva c’è il rischio concreto che questi spazi non siano sufficienti e che le nuove persone finiscano in strada. Alcuni migranti sono stati trasferiti nel primo pomeriggio verso centri in Lombardia (foto sotto).
E’ nostro dovere come cittadini e cittadine di questo territorio tenere alta l’attenzione sull’evolversi degli eventi, e supportare i solidali con la partecipazione di tutti.
In occasione della Giornata Mondiale dei Rifugiati, domani sabato 22 giugno dalle ore 18:00 in Piazza Libertà, di fronte alla stazione dei treni di Trieste, si svolgerà una conferenza stampa e un presidio per manifestare per la dignità e la tutela delle persone migranti, per chiedere l’apertura di un dormitorio a bassa soglia nella città, e per esprimere il nostro dissenso nei confronti delle politiche messe in atto finora dalle istituzioni.
Siamo tutti chiamati a essere presenti, perché i diritti dei rifugiati sono diritti umani.