Non c’è alcuna emergenza da dichiarare, non c’è alcuna crisi in atto: i flussi migratori che attraversano l’Italia e l’Europa sono parte di un fenomeno STRUTTURALE e come tale devono essere gestiti.
I numeri sono chiari, in Italia e nel resto dell’Unione Europea:
- sono dieci anni che il numero di richieste asilo aumentano in Europa (nel 2022 sono aumentate del 50% rispetto al 2021) [Dati EUAA]
- l’Italia è al di sotto della media europea per numero di richiedenti asilo/rifugiati per abitante: la percentuale di persone immigrate rispetto al numero degli abitanti è di 18.8% in Germania, 14.6% in Spagna, 13.1% in Francia e 10.6% in Italia. [Elaborazione dati UNDESA 2019-2020]
Eppure, come riporta Schiavone, l’Italia non aumenta i numeri delle strutture d’accoglienza: addirittura li ha tagliati da 169 mila nel 2019 a 97 mila posti nel 2021 [Openpolis]. Il sistema di accoglienza che aveva retto agli urti dell’alto numero di arrivi del 2016 e 2017 è stato volutamente smantellato e indebolito e adesso è molto dura ricostruirlo.
E il problema non sta solo nella nei tagli sulla quantità di posti, bensì nella qualità dell’accoglienza stessa. Invece che promuovere le strutture di piccole dimensioni e l’accoglienza diffusa, vengono privilegiate invece strutture concentrazionarie, dove centinaia di richiedenti asilo vengono ammucchiati in caserme e capannoni, dove manca qualsiasi servizio per l’integrazione, favorendo solo la ghettizzazione e l’emarginazione sociale.
Non è un’emergenza. E’ una totale e criminale mancanza di volontà di affrontare un fenomeno strutturale. E’ incapacità di organizzare, gestire e soprattutto programmare un sistema che rispetti la dignità delle persone, dignità protetta dall’articolo 10 della nostra Costituzione.
Leggi tutto l’articolo di Gianfranco Schiavone dal titolo: ‘Perchè il sistema di accoglienza in Italia non funziona: maxistrutture diventate luoghi di segregazione sociale’