“Ha de cuidar do broto, pra qua a vida nos dé flores e frutos”
Ovvero, bisogna prendersi cura del germoglio affinché la vita ci dia fiori e frutti.
Questo è stato il motto che è campeggiato su tutti i manifesti distribuiti in giro per la città e sulle magliette stampate per sponsorizzare l’annuale Festa da Colheita. La festa del raccolto, viene celebrata ogni anno nel mese di giugno in concomitanza con le antichissime feste che in quasi tutto il Brasile tradizionalmente festeggiano il raccolto del mais. Per l’occasione si cucinano piatti a base di granturco e di sera si ballano quadrilhas attorno a tre grandi fuochi, uno per ogni Santo del mese di giugno, Sant’Antonio, San Pietro e San Giovanni.
Ma la Festa da Colheita ha un significato più amplio. E’ una celebrazione della vita contadina, e una celebrazione soprattutto di coloro i quali hanno lottato duramente per difenderla, per difendere la terra e la sua libertà.
Organizzata dalla Diocesi di Goias, dall’Incra (Instituto Nacional de Colonização e Reforma Agrária) e dalla Commissione Pastorale della Terra, è un momento importante per tutta la comunità locale.
Quest’anno inoltre la Festa da Colheita celebrava anche i 25 anni della fondazione dell’assentamento Mosquito e i 23 anni dell’assentamento São João do Bugre, i primi dello Stato del Goias, sorti in un momento emblematico della politica nazionale e della lotta per la terra.
Era l’inizio del 1985, un anno importante per il Brasile: la fine del Regime Militare e la creazione dell’Unione Democratica Ruralista, il primo Piano Nazionale per la Riforma Agraria e le prime elezioni presidenziali dirette dal 1964. Insomma, un anno di grandi subbugli che si ripercuotevano anche sugli strati più umili della popolazione. Un vento di libertà e giustizia infuocava l’aria e spingeva la gente a grandi azioni. L’occupazione della fazenda Mosquito, nel maggio del 1985, a cui seguì la creazione dell’assentamento nell’ottobre dell’anno seguente, diede inizio alla Riforma Agraria nello Stato di Goias. Fu la prima occupazione condotta coi modi che conosciamo oggi. All’epoca non esisteva ancora il MST (Movimento dos Trabalhadores Sem Terra) e l’intera azione fu coordinata in primo luogo dalla Diocesi di Goias con il suo straordinario vescovo Don Tomas Balduino. Dopo essere stati ripetutamente sfrattati, una trentina circa di famiglie provenienti dalla zona si accamparono di fronte al Municipio di Goias. Ci furono nuove occupazioni, a cui seguirono nuovi sgomberi spesso accompagnati da ondate di violenza. Ma i contadini erano decisi, il processo di liberazione della terra era iniziato e non si sarebbe più potuti tornare indietro. Come si sa, è molto difficile spegnere una miccia una volta innescata. Il movimento aumentò talmente tanto che quello stesso anno l’Incra fu costretto a iniziare il processo per la creazione dell’assentamento Mosquito, che all’epoca contava 43 famiglie di contadini senza terra, il primo istituito dall’Incra nello Stato. Oggi il municipio di Goias ostenta il titolo di municipio con la maggior concentrazione di assentamentos del Paese.
Insomma, una storia fatta di lacrime e sangue, ma anche di tenacia e speranza ed è questo che la Festa da Colheita vuole ricordare. Molti hanno percorso parecchi chilometri di strada sterrata per raggiungere la festa, molti sono arrivati presto per dare una mano e se ne sono andati via tardi, molti hanno portato i frutti migliori del loro raccolto per farli benedire, perché in fondo era la loro festa.
Ci siamo radunati tutti sotto un tendone da circo in mezzo alla polvere, qualche tucano in volo, il Cerrado davanti agli occhi. Tutto il giorno si sono susseguiti eventi, celebrazioni, intrattenimenti, discorsi, interrotti spesso dal grido “W la Riforma Agraria!”.
Durante la giornata sono stati consegnati i premi “Don Tomas Balduino” a tutti coloro che si sono distinti per l’impegno nella lotta per la riforma agraria, i diritti umani e l’ambiente. Un momento particolarmente importante che mi ha colmato d’orgoglio. Quando hanno annunciato che, accanto alle varie personalità e istituzioni come il Fórum Goiano de Reforma Agrária e Justiça no Campo, la Central Única dos Trabalhadores rurais di Goiás, il Movimento Sindical, il corso speciale di Diritto Agrario dell’Università Federale di Goias per beneficiari della Riforma Agraria, a ricevere il premio, direttamente dalle mani di Don Tomas Balduino, sarebbe stata la EFAGO, la Escola Familia Agrícola de Goiás, sostenuta da Oikos nel 2008, ho pensato che la passione e l’impegno con cui è stato sostenuto questo piccolo germoglio sono stati ben ricompensati. Insomma, magari a qualcuno parrà poco ma se c’è una cosa che ho imparato è stato proprio il credere nel valore dei piccoli eventi. Qui tutti, dai contadini ai sacerdoti, credono nel potere delle proprie azioni e credono che se le cose non vanno come vorresti, allora sei tu a dover fare la differenza. O almeno provarci. Questa consapevolezza noi la stiamo perdendo, scivolando spesso in una pigra e pericolosa rassegnazione. Ci diciamo “Sì, vabbè, tanto non cambia niente!” e diciamo la più grande bugia. Cambia. Se non fosse così tutta quella gente non si riunirebbe per festeggiare, ogni anno per 25 anni, la loro vittoria su un sistema che sembrava impossibile da smantellare. Ovviamente senza illusioni e luoghi comuni, senza mitizzare una retorica della resistenza che lascia il tempo che trova ma guardando a quello che è riuscito a fare un gruppo di contadini, per lo più analfabeti, contando solo sulla propria determinazione e tenacia.
Questa magari è solo una parte della storia ma è una parte importante, forse ora la gente non combatte più con la stessa fermezza di una volta ma quello che è importante è che non hanno mai smesso di crederci.
Questo è quello che ho visto e respirato alla Festa da Colheita, che va oltre lo sfoggiare l’abito della festa e lo sgolarsi cantando inni alla riforma agraria. Ho visto i visi della gente, di tutta la gente presente, anziani e ragazzini, commuoversi al ricordo delle sofferenze patite dai primi assentados, li ho visti infervorarsi ascoltando le parole di Don Tomas Balduino che è ora anziano ma che riesce a trasmettere un’energia che ancora scuote le folle. Ho visto una Chiesa attiva e vicina alla gente, una Chiesa che non è fatta solo di parole, ma che scende dall’altare e si schiera dalla parte dei pequeninos, che lascia da parte i dogmi ed è pronta ad abbracciare il vero sacrificio, anche a costo della vita a volte.
Come dice un detto africano più volte ripetuto durante la festa “Persone semplici, che fanno cose piccole in luoghi poco importanti raggiungono cambiamenti straordinari”. E li raggiungono davvero.