Dal cuore della savana, il nostro cooperante Stefano, ci rende partecipi della sua quotidianità ricca di piccoli gesti e grandi incontri. L’ultimo con il piccolo grande Tresor.
“Tresor il piccolo, come lo chiamano i compagni, manca di un occhio e quando ti guarda sembra sempre che ti faccia l’occhiolino o qualche segnale strano. Ha 21 anni ma in confronto al ragazzo Tresor, che viene
dalla Pediatria e lavora da noi, è grande la metà. Da alcune settimane lavoriamo insieme nel punto più distante della fattoria per costruire una piccola diga sul torrente Mai Limete. Lo scopo è alimentare la vasca e l’abbeveratoio sanitari che, sempre con il piccolo, abbiamo appena costruito usando i sacchi di sabbia vicino alla stalla delle mucche.
Tresor viene dal Bas Congo ma quando parla di sè i racconti sono ambientati in Angola e nel Kasai Occidentale dove, per misteriosi motivi, vive la famiglia. Non è facile capirsi perché, non essendo
andato a scuola, non parla il francese ma solo il lingala, la sua lingua materna più qualche parolaccia in portoghese. Non è facile capirsi perché ha molta paura di sbagliare con me e perchéè talmente veloce e solerte che parte ancora prima d’avergli detto dove andare. E non dev’essere facile per lui lavorare con me: il primo mundele che abbia mai visto. Nonostante questo e nonostante la grande distanza di mentalità che ci separa sembra molto stimolato e volenteroso al punto che ogni tanto gli devo ordinare di riposarsi.
La diga è fatta di sabbia che è la materia più economica e disponibile per noi. La tecnica che si usa per fare lo sbarramento è quella che usano i cercatori di diamanti a qualche centinaio di km da qui, in Angola. In realtà anche il contesto ambientale è molto simile a quello e anche Tresor è stato lì per due anni a cercare i diamanti.
Un giorno, mentre stavamo scavando, lo provocai sull’immaginare un nostro sensazionale ritrovamento. Nonononononononon!!!! . . . fu la risposta. Poi mi disse che lavorare in una miniera di diamanti non è molto bello, soprattutto in un paese straniero. E andò avanti raccontandomi che quanto più è prezioso quello che cerchi, tanto peggiori sono le condizioni in cui ti costringono a farlo; e di come, dopo essersi presi il tuo occhio, ti cacciano spogliandoti di tutto appena cambia il vento.
Alla fine di questo racconto, dopo un silenzio molto lungo, se ne uscì asciugandosi il sudore per dirmi: ‘Noi abbiamo il tesoro sui campi, non in fondo alle buche . . . e se riusciamo veramente a portare l’acqua
alla stalla avremo presto anche lì un altro tesoro . . . sarebbe un sogno!’. Così disse.
Piango anche adesso nello scrivere ma sul momento riuscii a vincere una fortissima commozione per dirgli con voce solo un po’ tremante che anche con un solo diamante, tutto sarebbe più facile per
noi. La sua espressione prese serietà ma sempre strizzandomi l’occhio disse secco: ‘ Pasi te, ekolo te’ (senza sacrificio, niente).
Feci presto a voltarmi per scavare con gli occhi lucidi dalla gioia in modo che non mi vedesse ma in silenzio gli promisi che avrei fatto tutto per portare l’acqua alla stalla.
Tutto, per questo tesoro e per la sua semplice saggezza. Tutto per dare forza e futuro all’emozionante realtà che abbiamo costruito finora.
Tutto, compreso chiedere aiuto a chi forse nemmeno conosco.
La fattoria di Kinta, come Tresor insegna, è il tesoro dei bambini della Pediatria di Kimbondo ma è anche l’occasione di avere una vita normale per molti lavoratori come lui e per le loro famiglie. Oltre a portare a Kinshasa moltissima manioca, tanti fagioli e mais e patate, la fattoria sta formando e incoraggiando lo spirito di molti lavoratori che difendono con orgoglio la dignità acquisita grazie al proprio lavoro. Ora i finanziamenti dei progetti sono quasi finiti e presto una piccola parte dei ricavi della fattoria sarà accantonata per pagare il salario di Tresor, degli altri lavoratori e per mantenere in funzione l’esistente.
Ora diventa veramente molto importante l’aiuto di tutti per realizzare il sogno di Tresor e molti altri sogni come quello che non sono direttamente legati al mantenimento della situazione attuale ma servono a creare altri tesori.