L’esperienza di Caterina nei Corpi Europei di Solidarietà
Avendo ottenuto l’accreditamento ufficiale da parte del Corpo Europeo di Solidarietà, OIKOS Onlus ha la possibilità di presentare progetti nell’ambito degli European Solidarity Corps (ESC), di aderire ad altri progetti in qualità di partner e di reclutare giovani iscritti al Corpo europeo. Qualche giorno fa abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Caterina Lizzi, che tramite OIKOS quest’anno è partita per un progetto di European Solidarity Corps in Francia. Focus: ambiente e sostenibilità. L’organizzazione che la ospita è 3PA, nata nel 2004 a Lahage, a pochi chilometri da Tolosa: tra spazi di lavoro condivisi, laboratori di riciclaggio, un orto e la fattoria, i volontari, i formatori e gli studenti sperimentano uno stile di vita molto diverso da quello delle nostre città.
Cosa ti ha spinta a interessarti ai progetti di European Solidarity Corps?
Ero all’ultimo anno del liceo ed ero in un periodo di grande confusione. Ho frequentato il liceo artistico a Udine, e dal terzo anno avevo scelto il corso di moda, ma ho capito abbastanza presto che non era il corso che faceva per me ed ero convinta che non avrei continuato con moda dopo la fine della scuola. Una volta arrivata in quinta però, non mi era chiaro cosa avrei voluto fare. Avevo sempre avuto voglia di viaggiare e di provare un’esperienza all’estero; un mio professore mi aveva parlato della possibilità di fare volontariato a livello europeo, e dunque ho deciso di provare anche per cercare di chiarirmi le idee.
Come sei arrivata a conoscere 3PA?
La piattaforma degli ESC contiene tutti i progetti dell’Unione Europea, e scegliere è stato un lungo processo. Per fare una prima cernita, ho filtrato i progetti con un focus particolare su ambiente ed ecologia. Ho letto le descrizioni che mi interessavano di più, e nei Paesi che mi interessavano di più, ho cercato di mandare quante più mail possibile per chiarirmi le idee su cosa avrei fatto. Tra gli altri, 3pa era il progetto che mi convinceva di più, anche perché loro sono stati subito disponibili e curiosi verso di me.
Perché 3PA ti ha convinto di più delle altre?
Per i progetti specifici e per come erano presentati sul loro sito. E poi questo progetto non riguarda solo l’ecologia o il riciclaggio, ha anche una dimensione culturale: da appassionata di musica e teatro, mi interessavano anche gli eventi che 3PA organizza nel suo caffè culturale.
Com’è organizzata 3PA?
Oltre a volontari e studenti che vengono in visita, all’interno dell’associazione ci sono studenti retribuiti per seguire i lavori di cantiere e di carpenteria, di fattoria e ripristino degli spazi, ci sono poi persone addette a seguire i gruppi di formazione, ci sono poi i ragazzi del servizio civile francese… ci sono poi i tutor.
Chi frequenta gli spazi e gli eventi di 3PA?
Sì. Al caffè culturale ci arrivano da tutti i paesi vicini. E anche l’associazione è formata da studenti di Tolosa e paesi limitrofi che per passaparola sono arrivati a conoscere 3PA. Poi stiamo avviando un piccolo bistrot che una volta al mese ospiterà degli eventi musicali e culturali, e anche lì chiunque è invitato e verrà coinvolto.
Di cosa ti stai occupando in 3PA?
All’inizio ero una sorta di accompagnamento ai gruppi di lavoro già esistenti, con attività pratiche come il lavoro all’orto e nella serra, la piantatura degli alberi o le attività ordinarie al caffè culturale. Dopo tre mesi con loro, in questo momento mi hanno dato la libertà di avviare dei miei progetti, e per questo io e un’altra volontaria stiamo cercando di restaurare uno spazio comune utilizzato per andare a bere il caffè: era un disastro e lo stiamo rimettendo a nuovo! Oltre a questo, organizzo varie attività con nuovi gruppi di studenti.
3PA è un microcosmo che, dalla sua missione più ampia fino alla concretezza della vostra quotidianità, si fonda sull’ecologia e l’ecosostenibilità: studenti, volontari e formatori del progetto mangiano cibo biologico che altrimenti resterebbe inutilizzato, avete un orto sociale, lavorate al riutilizzo degli spazi… In che modo pensi che un modello del genere potrebbe essere esteso alla nostra società? È un’estensione fattibile o necessita di un cambiamento di paradigma radicale?
È un argomento che discutiamo spesso con gli altri ragazzi qui. Io penso che applicare questo modello di vita a comunità grandi come quelle delle nostre città sia complicato: qui a 3PA non siamo così tanti e possiamo permetterci di aspettare i tempi della natura e dell’orto. Penso però che piccole cose possano essere applicate anche su larga scala, ma se come società non facciamo un passo indietro trovo difficile replicare nella realtà dei modelli del genere. Certo è che un lavoro più “lento” e non intensivo, come quello agricolo che si fa qui a 3PA, che impegna più persone meglio retribuite e meno macchinari, genererebbe costi dei prodotti superiori a quelli dell’agricoltura industriale e intensiva che arriva nei nostri supermercati, e quante persone potrebbero permettersi queste fasce di prezzo?
Cosa ti aspettavi quando hai deciso di partire con ESC?
Prima di tutto speravo di riuscire a capire che percorso di vita volevo fare, e devo dire che già adesso, dopo solo tre mesi, ho già inquadrato molto meglio quello che voglio fare, soprattutto grazie al confronto con tante persone diverse che gli European Solidarity Corps mi stanno permettendo. E poi volevo provare a vivere lontana da casa, in una nuova cultura, qualcosa che non avevo mai sperimentato prima. E poi volevo aprirmi, conoscere nuove persone, imparare a viaggiare da sola, e in questi mesi ho capito che questo mi piace, mi rende felice.
Da giovanissima che ha ancora tanto tempo per studiare e per costruire la sua vita, come pensi di portarti dietro l’esperienza di 3PA nel tuo futuro?
Beh, penso che sicuramente mi segnerà per tante cose: ho imparato che ci sono tanti modi diversi di vivere e di per affrontare come umani i nostri bisogni, che non c’è questo bisogno di consumare, e poi anche la capacità di adattarmi in posti nuovi, con persone nuove, la conoscenza di una nuova lingua, più spirito di iniziativa: una volta che sei uscita dal tuo guscio, hai sempre più voglia di aprirti al nuovo.
Dopo questi primi tre mesi, hai già le idee più chiare anche sul tuo futuro universitario?
Prima di partire avevo pensato a discipline legate all’arte dello spettacolo, e anche a storia dell’arte. L’esperienza di volontariato mi ha permesso però di scoprire che una parte di me vuole contribuire attivamente alla costruzione di una società più giusta, dunque ho deciso che, alla fine di quest’anno, studierò scienze politiche. Se non avessi fatto questa esperienza, non ci avrei mai pensato.
Grazie per il tuo tempo.