Da gennaio il nostro cooperante Stefano Giuliani è a Kinta per seguire il progetto agricolo. Ci scrive da laggiù raccontandoci di questa attività, descrivendoci una realtà straordinaria, e rivelandoci di come a volte si sorprende a domandarsi “cosa ci faccio qui”.
Nell’ultima mail, indirizzata all’ideatore della cucina solare donata a Kinta nel mese di marzo, scrive: “da anni lavoro con questi sistemi cercando di costruire paraboliche di diverso tipo ma sempre con i materiali che si trovano sul posto, possibilmente rifiuti. Ho lavorato soprattutto nel deserto brasiliano e nella savana del Congo dove ora mi trovo. Puoi immaginare la mia meraviglia e ammirazione nel vedere la precisione e la leggerezza della tua parabolica. Per non parlare della semplicità.”
Ma nei suoi racconti in questi mesi ci ha narrato del fascino dell’Africa, dei suoi colori, dei suoni, dei sapori, delle azioni quotidiane di chi è parte di quel mondo dove ogni cosa, vista con gli occhi di noi occidentali, può sembrare quasi impossibile.
“Mi sono costruito una gran tavola di legno che ho appoggiato sopra a dieci blocchi di cemento di quelli che fabbrichiamo qui per costruire le case ed ora sono pronto ad appoggiarci il materasso. Nell’occasione ho approfittato per mettere tutto fuori al sole equatoriale ed ora le lenzuola sono già quasi croccanti mentre la gomma piuma del materasso frigge. Molti dei ragazzi hanno lasciato la fattoria per fare una lunga camminata fino al primo villaggio dove si tiene la messa per la domenica delle palme. Dopo la messa si fermeranno per una chiacchiera e alcune ore di svago a base di vino di palma, carne di capra e tamtam fino a che riprenderanno le tre ore di cammino per essere qui prima di mattina.
[…] Qualche giorno fa siamo entrati come dei coltelli nella foresta vergine per cercare sull’altra sponda del fiume, dove abbiamo stalla e pascoli, un buon posto per piantare i piloni di un ponte di corde che ci permetterebbe di attraversare i 30 metri d’acqua senza fare il giro molto lungo a cui siamo costretti ora. Parlavo con Gauthier dei grandi esploratori del passato mentre le formiche ci stavano mangiando di tanti piccolissimi morsi mai sentiti così dolorosi. Ci chiedevamo se è sempre stato che il bianco non ha mai aperto alcuna pista e ha sempre camminato dietro a due o tre neri che oltre al resto portavano i fazzoletti puliti per asciugare il suo sudore. Arrivati ad una piccola radura, stavamo respirando per il sollievo mentre ci spogliavamo il più possibile per toglierci le formiche carnivore di dosso. È stato come per i Bonobo (i piccoli scimpanzé protetti da queste parti), ci siamo spulciati a lungo con le schiene dritte e bagnate[…] Stavo cucinando una sera insieme a Dececco, il responsabile della casa, che ogni giorno mi chiede gentilmente “cosa prepariamo oggi?” Per sentirsi rispondere “spaghetti mio caro Dececco … spaghetti” […]. Sento delle urla nella lingua strana che parlano qui e nello stesso istante il cuoco parte correndo che sembra abbia le ali ai piedi. Piedi scalzi e grande macete alla cintura; stava passando un’antilope. Le grida venivano dai cinque inseguitori armati di fucili e macete e preceduti da molti cani. Corro anch’io ma ormai sono lontani […]. Ho saputo poi che l’hanno presa e che hanno celebrato con lei il rito sacro che unisce molti corpi vivi ad uno morto[…]. Entrare nella foresta come un coltello nella carne, mescolarsi al nero del carbone e sibilare veloce nell’erba alta della savana sulla scia dell’antilope sono le tappe liturgiche di un credo naturale che imparo qui.”
A giugno scrive: “Scopro che durante la stagione secca (da Aprile ad Settembre) il sole non si vede quasi mai. Nei giorni scorsi ho lavorato per aumentare il numero di pannelli solari che servono la casa (siamo passati da 2 a 6) e per installare due nuove batterie al posto delle vecchie. Succede che se consumiamo un po’ di più durante il giorno poi la sera restiamo al buio. Inoltre c’è il cinema: mercoledì e sabato alle 19.30. Grandissimo successo di pubblico, vengono anche dai villaggi. Il mercoledì programmazione in lingua locale […]mentre il sabato programmazione in lingua francese […]. Non ci crederete ma ho trovato i film di Bud Spencer e Terence Hill, quelli ambientati in Africa […].
La Domenica di solito nel nostro “monastero” non succede nulla e non si vede nessuno. Ieri ho aspettato a lungo un momento di calma per cucinare il mio galletto dato che tutti gli uomini erano in movimento per incendiare i solchi taglia fuoco. Alla fine […] era cotto e leggermente profumato di aceto balsamico. E’ stato lì che hanno cominciato a presentarsi un corteo di visitatori inattesi: due dalla vicina fattoria del ministro; il direttore della vicina scuola e un numero imprecisato di operai che avendo lavorato tutta la domenica lamentavano di non aver ancora mangiato nulla. Il magro galletto che nel frattempo si era mummificato sul carbone è stato felicemente diviso fra tutti …”
Buon lavoro, Stefano, noi ti seguiamo da qui.