“E dunque, ogni volta che l’uomo ha incontrato l’Altro, si è trovato di fronte a tre possibilità:
poteva scegliere la guerra, poteva circondarsi con un muro, poteva instaurare un dialogo”
R. Kapuscinski
Metiendole pueblo a la paz, questo il titolo dell’ultimo libro di Victor de Currea Lugo, giornalista e professore dell’Università Nacional de Colombia, che ha tenuto il seminario conclusivo del corso “Diritti umani, interculturalità, bien vivir e post-conflitto” promosso dal progetto DUPLA PAZ a Samaniego. Nel libro, presentato in quest’occasione, si parla della partecipazione della società civile agli accordi di pace tra Governo centrale e l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), avviati a Quito il 7 febbraio 2017.
La partecipazione della società civile alla costruzione della pace è il punto di partenza e filo conduttore dell’agenda presentata dal Governo e dall’ELN, che include altri cinque punti: II) democrazia per la pace III) trasformazioni per la pace, IV) vittime, V) fine del conflitto armato, VI) implementazione degli accordi. Al momento al tavolo si sta discutendo il primo punto e il 5F “dinamiche e azioni umanitarie”.
La comunità di Samaniego vanta una lunga storia di partecipazione e resistenza non violenta al conflitto, denominata come Jiu – Jitsu in un articolo accademico dell’Università Districtal Francisco Josè de Caldas, pubblicato a febbraio 2017. A partire dal 2004, infatti, l’allora sindaco Harold Montufar, oggi coordinatore dell’Instituto Sur ISAIS, proponeva alle forze armate presenti sul territorio (AUC, FARC-EP e ELN), un patto locale di pace che conteneva dieci punti tra cui il rispetto della vita, il cessate il fuoco tra le forze armate e lo sminamento umanitario nei territori dove erano fortemente presenti le mine antiuomo. In quegli anni, l’ELN e i gruppi paramilitari AUC presenti a Samaniego accettarono pubblicamente di sottoscrivere il patto locale di pace e, per i tre anni di mandato, il tasso di violenza dovuto al conflitto si ridusse notevolmente. Frutto di quest’esperienza fu anche il compromesso pubblico da parte dell’ELN di avviare uno sminamento umanitario nella frazione del Chinchal di Samaniego e nella comunità indigena del Sande. Tuttavia, a causa della continuazione del conflitto, non fu possibile avviare lo sminamento e in questi territori persiste tuttora la problematica delle mine anti – uomo, con conseguenze rilevanti sugli abitanti di queste zone, tra cui diverse vittime dirette e sfollati.
Il 26 febbraio, nel Comune di Samaniego si è tenuta un’assemblea, a cui hanno preso parte comunità campesine, vittime del conflitto, comunità indigene, accompagnate dalle istituzioni locali e organizzazioni internazionali tra cui l’Organizzazione degli Stati Americani (MAPP- OEA) e Geneva Call, per far sentire la propria voce, come pervivientes di un conflitto che ha un debito incalcolabile nei confronti dei civili e dei territori. Le comunità, riunite nel movimento sociale Minga por la paz Narino,
hanno presentato la proposta di riattivazione del patto locale di pace e sette iniziative di re-esistenza, tra cui lo sminamento umanitario della frazione del Chinchal di Samaniego e dei territori indigeni de El Sande e La Montaña, oltre alla promozione dello Spazio Educativo per la pace e il buen vivir, avviato grazie al progetto DUPLA PAZ. Le iniziative sono state accolte positivamente dalle delegazioni ai tavoli di pace del Governo e dell’ELN, che si sono espressi durante l’assemblea attraverso due interventi video.
Questo è il primo, il secondo o forse il centesimo passo di un instancabile processo sociale che ha come meta il raggiungimento di una vita degna in un contesto di pace.
https://www.youtube.com/watch?v=zUPgAiFlvx8
https://www.youtube.com/watch?v=JkDVZE2cgjU&t=74s