“Il potere della mente e del pensiero è qualcosa di incredibile, in un attimo posso essere in Italia con la tua famiglia e un attimo dopo sono in Brasile e poi…” così a Samaniego, chiacchierando con il papà di Harold, 84 anni, con i vestiti di qualche taglia in più, le orecchie grandi e gli occhi grigi. Nel mentre, a qualche passo da noi, la scavatrice sta procedendo con il livellamento del terreno che un giorno ospiterà la sede dell’Università della Pace. Qualche settimana fa era un bosco, regno indiscusso di tarantole, animali, insetti e qualche pianta spontanea di caffè. Era difficile immaginare dove sarebbero stati il salone, i chioschi, il campetto da calcio, eppure l’immaginazione deve essere ereditaria e Harold già se lo figurava nel dettaglio, da molto tempo prima dell’approvazione di questo progetto, “perché l’opportunità derivante dagli accordi di pace ci impone di fare qualcosa per questo Paese, è una responsabilità e un dovere che abbiamo nei confronti di tutti quelli che ci hanno creduto…”. E così a trenta giorni dall’inizio dei lavori, 10 di deforestazione con tecnologie di ultima generazione (ovvero a colpi di machete), 5 lavoratori più o meno giovani, 1 topografo e 1 drone, 3 vigili del fuoco curiosi, 2 tubi rotti (nessuno usi il bagno!), 1 instancabile macchinista e la sua scavatrice, 4 impavide galline, 2 pause caffè al giorno, 1 pensionato rigorosamente impegnato a sorvegliare il cantiere (alcune cose sono internazionali), 4 amici a sostenere la causa, si inizia a intravedere il terreno della costruzione..
Ed ecco il risultato, due livelli ben definiti: il più basso ospiterà il salone polifunzionale che fungerà da auditorio per i corsi di formazione e da centro per il servizio di sostegno psicologico per le vittime del conflitto; nel piano più alto, invece, sarà costruito uno spazio ricreativo con un campetto di calcio e giochi per bambini, in altre due terrazze invece saranno posti due chioschi e in fondo i bagni.
Il salone sarà la prima tappa per lo sviluppo dell’Università della Pace, uno spazio concettuale e fisico in cui proporre corsi di formazione tecnica e universitaria, strettamente connessi alle esigenze del territorio di riferimento. L’obiettivo di questo spazio è quello di creare un centro di pensiero in cui promuovere modi di vita alternativa ispirati al buen vivir e al dialogo tra i saperi, portando l’università alla portata di tutti come punto di aggregazione e di dibattito, soprattutto nelle aree rurali, rendendo accessibile l’istruzione di qualità anche alle fasce più povere della popolazione. All’interno di questo progetto si delineano diverse collaborazioni a livello internazionale con il Centro di Studi Sociali – CES dell’Università di Coimbra, che interviene all’interno del corso di formazione “Diritti umani, bien vivir, interculturalità e post-accordi di pace”, avviato a maggio con un primo modulo relativo a “Crisi sistemica e opportunità del post-accordi di pace”. A livello nazionale, il corso di formazione è appoggiato dall’Università di Nariño e del Cauca, con quest’ultima è inoltre attivo un convegno per l’organizzazione di due corsi universitari in “Ingegneria agro-ecologica” e “Gestione del territorio”, che si svolgeranno nella sede di Samaniego, una volta terminata la struttura.
Erasmo da Rotterdam diceva che “le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia”, e forse questa, insieme a qualche bicchiere di Tequila, ci fa credere che siamo sulla buona strada per realizzarle…
Ecco qualche foto..