Oggi – domenica 28 marzo – Mario Paciolla avrebbe compiuto 34 anni. Invece la sua vita si è conclusa in Colombia il 15 luglio 2020 in una drammatica vicenda ancora tutta da chiarire, in un primo momento la sua morte, infatti, era stata camuffata da suicidio, ma le evidenze sono ben altre.
Avevamo da poco concordato con il nostro partner in Colombia di intestare una sezione del nuovo «Centro per la Pace e Buen Vivir» di Samaniego (costruito grazie ai progetti di cooperazione di OIKOS), nel Sud del Paese, alla memoria di Giulio Regeni, quando, pochi giorni dopo, arrivò la notizia della tragica scomparsa di Mario Paciolla, quasi ad unire i due nomi e le due storie ci fosse un invisibile filo e doloroso rosso. Ancora una volta dunque – dopo l’uccisione di Giulio Regeni – l’Italia si trova a chiedere memoria e giustizia per uno dei suoi giovani impegnati all’estero, Paciolla lavorava infatti in Colombia, a San Vincente del Caguàn, come osservatore Onu per il rispetto degli Accordi di Pace.
A stupire e addolorare è la posizione delle Nazioni Unite che come ha evidenziato nei giorni scorsi Erasmo Palazzotto, deputato di LeU e presidente della Commissione d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, a otto mesi dalla sua tragica morte ha «scelto di non collaborare proattivamente con i legali della famiglia di Mario Paciolla, non condividendo tutte le informazioni preziose di cui l’agenzia dispone».
È infatti necessario e prioritario fare chiarezza sul lavoro svolto dal cooperante italiano nei giorni precedenti alla sua morte e sugli accadimenti che hanno preceduto il suo tentativo di ritornare in Italia (aveva già comprato il biglietto di rientro, sarebbe dovuto partire di lì a cinque giorni), elementi che possono contribuire a ricostruire la vicenda. Pare infatti che Paciolla non si fidasse più nemmeno dei suoi colleghi.
Verità anche per la Colombia
Restituire verità e giustizia per Mario Paciolla significa farlo anche nei confronti di un Paese segnato da decenni di conflitti e in cui gli Accordi di Pace – firmati nel 2016 dallo Stato con le Farc (OIKOS da anni sta sostenendo il difficile processo di pace nel Sud del Paese) e nei quali tanta fiducia era stata riposta – sono ora in una fase di stallo.
Basti pensare che secondo Indepaz (Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz), nel 2020 si sono registrati 91 massacri, per un totale di 381 vittime, e sono stati assassinati 310 leader sociali e 64 ex combattenti. Un bagno di sangue che non è cessato in questi primi mesi del 2021, durante i quali i leader sociali uccisi risultano già 29 e i massacri 16. E proprio al “genocidio politico” in Colombia è stata dedicata la 48ma sessione del Tribunale permanente dei popoli che si è conclusa proprio ieri.
Oikos lavora in Colombia da 6 anni, consapevole di operare per un Paese e un Popolo dalle potenzialità straordinarie. «Noi di OIKOS – sottolinea il presidente, Giovanni Tonutti – continueremo a dare il nostro contributo, in questo momento lo stiamo facendo attraverso un progetto per lo sviluppo del Turismo sostenibile, mossi dalla certezza che la crescita delle comunità e la loro emancipazione economica siano la migliore delle armi contro la violenza. Continuiamo quindi a lavorare per rafforzare le comunità locali, in particolare le più vulnerabili, come le comunità dei piccoli agricoltori, le associazioni delle vittime del conflitto e le comunità indigene».
L’appuntamento
Stasera alle 18 sul sito e i social di «Imbavagliati» (Festival Internazionale di Giornalismo Civile), sarà trasmesso in streaming un ricordo, nel giorno del suo compleanno, di Mario Paciolla, cui aderiscono anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il Sindacato Unitario Giornalisti della Campania, Articolo21.
Per saperne di più ecco alcuni consigli di lettura
Intervista coi genitori di Mario Paciolla – Il Manifesto
Chi era Mario Paciolla – Valigia blu
Le incognite sulla morte – Il fatto quotidiano
La violenza dell’esercito riporta indietro la Colombia – Internazionale